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lunedì 29 novembre 2010

I sillogismi di Logòfiko - Socrate e le donne

Premessa maggiore: Socrate ha più donne di quanto tu possa pensare.
Premessa minore: Socrate dice di avere più donne di quanto lui stesso possa pensare.
Premessa maggioreuguale: Socrate dicendo questo pensa alle donne che avrebbe avuto se non ci avesse pensato. 
Conclusione: Socrate è scapolo.
Logòfiko


venerdì 26 novembre 2010

I sillogismi di Logòfiko - Socrate e la birra

"Socrate stacca la spina a Meleto. Socrate beve la birra alla spina. Socrate è sbronzo."
Logòfiko


venerdì 19 novembre 2010

Dialogo filosofico su un cumulo di letame

KULOS  Oh maestro, perchè ci troviamo qui a filosofeggiare invece di andare a lavorare? Non pensi che in questo modo potremmo renderci più utili alla società che ci circonda? Magari arando i campi o recandoci, per una buona volta, nell'agorà a partecipare all'assemblea!

ASTROFOLO  No, figliuolo. Queste sono cose da pezzenti. Faresti meglio a stare zitto e a continuare a spalare quel letame, se no facciamo notte.

KULOS  Ma maestro sommo, io vedo tutti i miei coetanei affaccendarsi nella vita politica, o studiare retorica, o correre nudi nell'agorà cosparsi di burro, o darsi da fare in qualche altro modo per il bene comune. Io, sinceramente, non mi sento molto d'utilità per la polis, spazzando via gli escrementi dei suoi buoi. Senza offesa per i buoi, ovviamente.

CORO DI BUOI  Nessuna offesa, fratello

ASTROFOLO  Kulos, sai perché noi facciamo filosofia, vero?

KULOS  A dire il vero ogni volta che gliel'ho chiesto lei mi ha detto che era impegnato in letture determinanti per il suo alto pensiero...

ASTROFOLO  Credi forse che ti abbia mentito in tali occasioni, discepolo insolente?

KULOS  Credo solo che -se i miei occhi non m'ingannano- le letture consistevano in PlayAnèr, con Elena di Troia in prima pagina senza veli, e il calendario Medea Tutti i mesi in regalo.

ASTROFOLO  I tuoi occhi t'ingannano. Perché voi giovani confidate sempre nell'esperienza sensibile?

KULOS  Perché, insomma, se novembre mozzava il fiato, non so se ha visto la pagina di luglio!

ASTROFOLO  Sbaglio o hai interrotto il tuo lavoro?

KULOS  Mi scusi maestro...

ASTROFOLO  E poi lo sanno tutti che la pagina migliore la riservano per agosto...



Prossimamente la biografia e la corrente filosofica di Astrofolo!

D'Annunzio VS Dante


"Ho scritto venti drammi e in verità mi tedia chi mi sovrasta con una commedia!"

Eugenio Colmo (1914)

mercoledì 17 novembre 2010

martedì 16 novembre 2010

Daily Agorà (Gossip) - Elena fugge!


ELENA FUGGE DA SPARTA A TROIA. MENELAO: "O LA GNOCCA O LA GUERRA"

TROIA. È accaduto ieri, alle sei del mattino: Elena, first lady di Sparta, è fuggita col principe di Troia, Paride. La notizia è giunta ieri alla stampa ellenica dal principe dei Lacedemoni, Menelao che, infuriato, dichiara: <<Lo scontro sarà inevitabile. Non è una scelta che Paride può ancora fare del tipo "o la gnocca, o la guerra". Priamo dovrà arrendersi alla situazione. È una questione d'onore>>.
Su tale questione si esprime anche il sofista Gorgia, che appare scettico: <<Ragazzi, calmi, è tutto solo frutto della persuasione del linguaggio>>. Ancor più sconvolgenti le dichiarazioni del tragediografo Euripide, che sorprende con la sua tesi: <<È inutile che vi diate tanto da fare, tanto Elena in realtà è in qualche spiaggia sul Mar Rosso a bersi un mohito, alla facciaccia vostra>>, sostiene con fare spavaldo, sorseggiando con una cannuccia la sua Panta.
Per ora Troia non si esprime, eccetto Cassandra, che ha cianciato qualcosa riguardo ad un cavallo di legno ma non gliene frega niente a nessuno.
Sarà guerra tra Achei e Troiani? Chi lo sa, per ora il poeta Omero afferma: <<È solo gossip, non se ne caverà fuori nulla, altro che epos>>.


domenica 14 novembre 2010

I sillogismi di Logòfiko - L'ancora di Socrate

"Socrate si cala ancora le mutande. I marinai calano l’ancora. I marinai calano le mutande a Socrate."
Logòfiko*

*Logòfiko sarebbe un personaggio per noi completamente sconosciuto e irrilevante, se non fosse per i suoi sillogismi, unica traccia che abbiamo di lui. Come esempio per l'uomo lui usa sempre Socrate, anche se gli studiosi si stanno ancora chiedendo il motivo. Pare che Socrate fosse l'unico uomo con cui Logòfiko il sillogista fosse mai venuto a contatto in tutta la vita.

venerdì 12 novembre 2010

Kariddo, poesia tra censura e bovini

Kariddo, nato a Megara, fu considerato un poeta maledetto dai contemporanei e dai posteri (alcuni sostengono anche dagli avi). Questo per la sua peculiarità di opporsi a priori alla società e a qualsiasi soggetto politico, insultandolo veementemente e senza scrupoli.

Non possiamo tuttavia definire una posizione politica per Kariddo, poiché le sue invettive sono dirette a chiunque, senza distinzione alcuna. Gli studiosi suppongono che egli fosse affetto da un'ira perenne, probabilmente dovuta alla morte precoce del suo doberman, di nome Fruttolos, unica fonte della sua gioia, in particolare quando azzannava le vecchiette con le borse della spesa. Morto il quattro-zampe, infatti, egli attraversò una fase cupa che lo portò alla morte per soffocamento, a causa della foresta di arbre magique che installò nel suo bagno per consolarsi. Tra i soggetti più attaccati troviamo Zoccolèmo, democratico iperacclamato dalle folle che diede il via alla colonizzazione megarese della Tanzania. Fu proprio lui, stanco delle critiche del poeta e dei suoi balletti notturni in centro città seguiti da urla e spargimenti di unguenti, ad attribuirli il nome di poeta maledetto. A dire il vero, nonostante il presupposto fosse diverso, Kariddo si vantò spesso di questa definizione, e guadagnò parecchie ricchezze raccontando in giro che "maledetto" connotasse i suoi poteri illimitati. La paura suscitata nel popolo impedì a Zoccolèmo di ostracizzarlo.
Kariddo subì diverse censure anche in età Medievale, ma, nonostante questo, del poeta ci è pervenuta l'opera "magna" quasi intera: la Fanculo Zoccolèmo, che consta di 34 componimenti. Segretamente infatti fu molto apprezzato in epoca medievale, e  i suoi fan, adeguatisi al giogo delle censure, recitavano i suoi componimenti in speciali occasioni festive, i Mugginali, così chiamate perché ad ogni parola censurata si sostituiva un sonoro muggito.

Ecco dunque la prima poesia, intitolata Zoccolèmo figlio di ************ caverna, come ci è pervenuta da un manoscritto del 1100 d.C.

Zoccolèmo figlio di ************ caverna

************
****
**********
********
**!
*********?
****! ****! ******
****** cavolfiore *****
*******************
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***************
********
*****!

Le lettere di Pamella - 10 novembre

Madre carissima,
ciò che mi ha spinto a scriverti ancor prima di ricevere una tua risposta, è un fatto di un’urgenza inimmaginabile. Oggi il signor Stylor si trovava in bagno, come di consueto, alle ore 15 e 32 (lui, sai, è un uomo preciso e rigoroso nei confronti del tempo) quando mi avvisò che la carta igienica era esaurita. Di fronte a tale dilemma io ho deciso di fare riferimento a te, nella speranza di un tuo saggio consiglio. So bene che i cavalli che portano le nostre missive non sono più veloci del vento, ma il sole sta per tramontare ormai, e il signor Stylor è ancora in bagno che attende poiché, nell’agitazione, l’ho chiuso a chiave. Aspetto una tua celere risposta.
Tua Pamella

martedì 9 novembre 2010

Le lettere di Pamella - 9 novembre

Cara madre,
ti scrivo, come tu potrai bene immaginare, dalla casa del signor Stylor, ove tu mi mandasti per ricoprire le mansioni di domestica. La casa è molto graziosa, e anche il giardino mi aggrada molto, in particolare per la presenza di quegli piccoli gnomi da giardino che mi salutano ogni volta che mi affaccio al balcone. Ogni tanto li vedo trafficare con strani oggetti oblunghi da cui esce del fumo, anche se il signor Stylor si è rifiutato di spiegarmi cosa siano. In ogni caso volevo servirmi anche del tuo saggio consiglio per sottoporti delle questioni che tu, col tuo sapiente giudizio materno, so essere in grado di risolvere. Ho diversi dubbi, forse dovuti alla mia età ancora giovane, caratterizzata da incertezze. Ad esempio, devi sapere, che qualche giorno fa mi stavo recando all’esterno della casa a gettare dell’immondizia, quando un giovine mi ha fermato dicendomi “hai d’accendere?”. Ti confesso che il mio imbarazzo fu tanto, soprattutto quando, troppo presa dall’emozione, in risposta, gli regalai un sacchetto dell’umido. Certo, non si può dire che la mia reputazione nel quartiere ora sia molto buona. In ogni caso, presa dallo sconforto per questo accadimento, tornai a casa in lacrime, senza capire cosa fosse veramente successo. Quando il signor Stylor, incuriosito ed intenerito dalle mie lacrime, mi chiese il motivo di tale pianto, mentii dicendogli che un individuo tarchiato e barbuto mi aveva invitato fuori a prendere un drink. La mattina dopo, alle 6, 13 gnomi furono fucilati nel cortile sul retro. Dunque volevo chiederti madre se, secondo te, dovrei sentirmi in colpa o chiamata in causa per la morte di quei poveri innocenti, o se tutto sia dovuto alla reazione impulsiva del signor Stylor. Dimenticavo un particolare, che forse tu non avresti tralasciato, conoscendoti. Quando il padrone Stylor mi chiese chi fosse di quei  45 gnomi il colpevole di tale misfatto, io, con l’intenzione di non voler ledere l’onore né del signor Stylor, né di quei piccoli ometti ne scelsi uno, e andai avanti a scegliere finché al tredicesimo non pensai che potesse bastare a mettere finalmente in pace quelle povere anime turbate. Questo per ora è tutto, madre mia. Attendo presto una tua risposta.
Pamella

Le lettere di Pamella - Introduzione

Riportiamo qui uno dei primi romanzi epistolari mai scritti nella storia. L’autrice è una certa Cindy Jefferson, che è nata e ha vissuto nel borgo inglese di Jackclough nel XVIII secolo.
A 7 anni fu portata in una casa di ricchi proprietari terrieri, i Tayloridge, in cui occupò la mansione di serva. Fu in questi anni che scrisse la sua opera più importante: Le lettere di Pamella la bella, romanzo epistolare a tratti autobiografico. Questo libro rispecchia perfettamente l’indole mentale disturbata della scrittrice e la sua caratteristica maggiore che le ha fatto acquisire il titolo di “scrittrice del dubbio”, ovvero il dubbio. Un dubbio iperbolico, che tende ad esaurire sia chi riceve la lettera, sia il lettore stesso, sia un qualsiasi geologo.
Vista la sua sedentarietà durante tutta la sua vita, non possiamo parlare di grandi influenze esterne, oltre a quella offertagli dalla sua vita quotidiana. Proprio questa quotidianità l’ha portata ad una visione della vita basata su decisi, ma ai nostri occhi instabili, pregiudizi. Dai suoi scritti ne traiamo numerosi esempi. Scrive in un saggio, mentre osserva la madre tagliare le zucchine: “noi inglesi, come così molto sicuramente in tutto il mondo, siamo soliti tagliare le zucchine con la mano destra e poi pulire il coltello sul nostro grembiule. Allo stesso modo ovviamente tutti hanno una gallina custodita in una gabbietta in cucina, e si dilettano nel tempo libero a stuzzicarla con asce per spaccare la legna. Allora ci poniamo tutti questa domanda: sarà forse il nostro stuzzicarla troppo alacremente che porta  la gallina a non reagire più al mondo esterno, limitandosi ad emanare un caratteristico liquido purpureo dal collo?”.

venerdì 5 novembre 2010

I nostri sponsor - Anassimandro Stura Apeiron

Nisia, oratore giuridico - Contro Dongiovannikòs

Se non mi avessero accusato, probabilmente non mi troverei qui. O giudici, di omicidio premeditato mi hanno accusato, ma non capisco per quale motivo, poiché sono anni che ormai ho abbandonato l’attività meditativa. Infatti quando mai mi avete trovato a meditare sulle mie azioni negli ultimi anni? Dunque se io non medito, come è possibile che io stesso premediti? In ogni caso non capisco da che pulpito la famiglia di quello lì possa accusarmi visto che sono povero, disoccupato, e non possiedo neanche un disco dei Beatles. E per di più ho quattro giraffe da sfamare. Anzi! Tre sono ora! Perché una l’ho dovuta disossare qualche giorno fa, in quanto mia madre mi aveva chiesto un nuovo set di posate. Ma cosa significa questo, signori giudici? Beh, non lo so nemmeno io! Arrivederci!

In questo passo pare che l’accusato se ne stesse andando in tutta calma dal tribunale, convinto di aver già vinto la causa, ma fu fermato dalle guardie e riportato al suo posto. Ancor oggi gli studiosi si interrogano se questo gesto rappresentasse un espediente retorico innovativo e nascondesse qualche significato particolare, o se semplicemente l’imputato fosse un emerito imbecille.

Eccomi, giudici. Poiché mi avete richiamato indietro vi racconterò come sono andati i fatti. Una mattina stavo tornando dai campi, dove mi ero divertito col mio amico Georgòs a vedere chi sputava più lontano, quando udii degli strani rumori venire da casa mia. Una volta entrato vidi l’ancella che, stupita del mio arrivo, si pose subito davanti alla porta della camera da letto. Quando le chiesi la fonte di quei rumori mi rispose che era il tapiro da guardia che cacciava i topi. Tranquillizzato, mi misi a letto. Dopo essermi svegliato, mi resi conto che non avevo mai avuto un tapiro da guardia, e, oltretutto, non sapevo cosa fosse un tapiro. Essendo sprovvisto di un vocabolario cercai la soluzione ad un altro interrogativo. Ora che ci pensavo mia moglie da poco aveva avuto un figlio, anche se era da più di dieci mesi che non avevamo rapporti sessuali, perché diceva che i rumori notturni del tapiro la mettevano a disagio.
Due giorni dopo tornai in anticipo dai campi, tutto contento per aver fatto un nuovo record di sputo. Erano anni che non battevo Georgòs! Quindi spalancai la porta e trovai questi due a letto insieme. Il nostro dialogo fu il seguente.

BABBIDE  Cosa state facendo voi due?
DONGIOVANNIKÒS  Stiamo… giocando a chi sputa più lontano!
BABBIDE  Moglie! Mi avevi detto che oggi dovevi finire di sbucciare le banane in cucina! Non che ti incontravi con costui!
DONGIOVANNIKÒS  Non preoccuparti, Babbide. Non c’è niente di strano in tutto questo.
BABBIDE   Zitto tu!
DONGIOVANNIKÒS  Forse possiamo trattare… non uccidermi, te ne prego
BABBIDE [gli lega le mani dietro la schiena ed estrae un femore di giraffa da sotto il letto] Ora ti farò due domande molto semplici. Se risponderai correttamente solo ad una di queste, avrai salva la vita.
DONGIOVANNIKÒS  D’accordo.
BABBIDE  Qual è la capitale della Birmania?
DONGIOVANNIKÒS Non la so. La prossima domanda?
BABBIDE  Cos’è un tapiro?
DONGIOVANNIKÒS Ehm… si può usare il dizionario?

E a quella domanda lo finii, o giudici. Non è forse legittimo?

I giudici a questa domanda risposero: “no”, e Babbide fu gettato in pasto ai pesci rossi.

ApaX

Nisia, oratore giuridico - Introduzione alla "Contro Dongiovannikòs"

Purtroppo di lui ci è giunta solamente un'orazione, perché tenuto di poco conto dai contemporanei, esaltati dall'emergente suo rivale Lisia. L'orazione rimasta ci è stata riportata da un monaco benedettino di epoca medievale, un certo Benedetto Cafrone, amanuense, storiografo e venditore di fagioli porta a porta. Tale orazione prende il titolo di Contro Dongiovannikòs, in cui difende un certo Babbide, dall'accusa di omicidio premeditato, affermando che quello del suo cliente fosse un omicidio legittimo.
La vittima è, appunto, Dongiovannikòs, che, dopo aver sedotto la moglie di Babbide , se l’è portata a letto. Babbide una volta scoperta la relazione, ha ucciso Dongiovannikòs percuotendolo con un femore di giraffa. I parenti della vittima però accusarono Babbide di omicidio premeditato, sostenendo che egli avesse trascorso tutto il giorno precedente ad affilare ossa cameloparde con sguardo truce, e giocando a freccette con una caricatura di Dongiovannikòs. 
Dopo quest’accusa Babbide si recò da Nisia, che compose per lui tale orazione, da tenere durante il processo. Riportiamo qui l’opera.
ApaX


mercoledì 3 novembre 2010

Nisia, oratore giuridico - La vita e la gabbia del criceto

Nisia è un importante logografo ateniese, famoso per le sue orazioni di stampo giuridico. Il tratto che più lo contraddistingue rispetto agli altri oratori è la peculiarità di aprire ogni discorso con "se non...". Della sua vita sappiamo poco. Era figlio di un sellaio, e quindi di umili origini, e il suo sogno era sempre stato fare il pescivendolo in Svizzera. Tentò diverse fughe dalla città, ma tornò sempre indietro perché aveva dimenticato la bussola. Poi, una mattina di novembre, si accorse finalmente che la bussola non l'avevano inventata i greci, e tornò a dormire. 
Aveva solo 18 anni quando il regime dei 30 tiranni prese il sopravvento. Pare che i 30 a conoscenza della sua sovrannaturale abilità oratoria, gli offrirono una carica prestigiosa e una somma di denaro esorbitante, grazie a cui avrebbe potuto oziare a vita. Ma lui rifiutò, dichiarando che non aveva tempo poiché doveva ancora finire di lavare la gabbia del criceto. I pochi storici che hanno riportato notizie sulla sua vita concordano all'unanimità che questa fosse l'unica occasione per rendere decente la sua vita, e quindi il suo rifiuto rappresenta un'evidente prova della sua idiozia mentale.

Impoverito fino all'osso iniziò l'attività di logografo controvoglia, ma nessuno si recò mai da lui. Solo un certo Babbide si fece avanti, anche se in realtà era alla ricerca di un idraulico e aveva sbagliato numero civico. Nisia tuttavia lo convinse di aver bisogno di un logografo e s'inventò di aver visto la moglie di Babbide con un amante. Una volta convinto Babbide, tenne la sua causa, e la perse.
Da questo punto in poi non abbiamo più notizie sulla sua vita, anche se lo storiografo Muflone di Sparta sostiene che sia stato ucciso da una ciabattata sulla tempia destra. L'emittente pare che fosse lo stesso Babbide, adirato per l'esito del processo, e la ciabatta pare che appartenesse allo stesso Socrate, che impiegò la giornata intera alla ricerca di essa. Alla domanda "dov'è la mia ciabatta?", i concittadini del filosofo si allontanavano, credendo che fosse un altro dei suoi "quiz da paranoico".
ApaX

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martedì 2 novembre 2010

Kant e la Ragion Pratica - Dialogo

KANT  Maledizione! E siamo a tre! Un'altra donna che credevo sublime è andata a quel paese! Tutte ancora legate a quelle maledette idee di bello e a quelle altre frivolezze! Ma si può?! E una che però voleva l'abbonamento a Vanity Fair, e l'altra che dopo quattro giorni di relazione mi chiede la carta di credito per andare a fare shopping con le amiche, e l'altra ancora che si guarda allo specchio e mi chiede se ha il naso troppo lungo! Ma chi se ne frega se hai il naso troppo lungo! Se mi son messo con te di sicuro ce l'hai lungo quanto basta! O mia ragione, non sono forse io troppo esigente allora? Hai qualcosa da rimproverarmi tu forse? O anche solo un consiglio, ti prego, o mia ragione!

RAGION PRATICA  Tu devi.                                         

KANT  Prego?

RAGION PRATICA  Tu devi.

KANT  Ah, sei tu, Ragion Pratica. Certo, io devo. Ma non hai qualche consiglio migliore da darmi? È da qualche anno ormai che insisti con 'sto "tu devi"...

RAGION PRATICA  Tu devi.

KANT  Non ti sarai mica offesa per quella storia dell'imperativo categorico? Dai, su, lo sapevi già da principio come sarebbe andata a finire... Piuttosto, dov'è la Ragion Pura? Forse lei ha qualche consiglio migliore da darmi!

RAGION PRATICA  La troverai al 26esimo piano della Konigsberg Tower, al 14 di Kurfurstendham street chiusa in uno sgabuzzino e meticolosamente imbavagliata nel ripostiglio delle scope.

KANT  Tu parli? Dici qualcosa di diverso da "tu devi"?

RAGION PRATICA  Sì, perché sono in pausa pranzo, okkei? Quindi ti posso parlare come voglio, senza essere costretta a ripeterti sempre quella cantilena che non so come ti sia venuta in mente...

KANT  Ma... e la Ragion Pura?

RAGION PRATICA  Sempre a pensare a lei tu, vero? La Ragion Pura di qua, la Ragion Pura di qua! Mai la Ragion Pratica! Mai! Ma d'ora in avanti avrò un sindacato, che presto verrà a pretendere un contratto regolare per i poveri proletari come me! E dopo vedremo come farai se rifiuti! Con tutti gli scioperi a cui aderirò voglio vedere come farai a pensare senza la Ragione Pratica! Toh, Immanuele!!! Ah, e riguardo allo sgabuzzino delle scope, la chiave l'ho accidentalmente prestata ai saturnini.

KANT  Noooo! Quelli sono privi di legge morale!

RAGION PRATICA  Appunto! La mia vendetta è compiuta! Muahahahahahah!

Yes We Kant
ApaX
 
 

Nasce Apax

Un "hapax legomenon" è un termine che nei testi antichi appare una sola volta, infatti in greco significa "detto una sola volta". E così i personaggi inventati che popolano questo blog, che appaiono qui per la prima volta, e sono unici nel loro genere. Personaggi no-sense, ispirati a quelli classici e moderni, tra cui poeti, filosofi, oratori ecc... Tutti in chiave parodica e umoristica! Oggi nasce Apax, a voi il resto!
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