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venerdì 5 novembre 2010

Nisia, oratore giuridico - Contro Dongiovannikòs

Se non mi avessero accusato, probabilmente non mi troverei qui. O giudici, di omicidio premeditato mi hanno accusato, ma non capisco per quale motivo, poiché sono anni che ormai ho abbandonato l’attività meditativa. Infatti quando mai mi avete trovato a meditare sulle mie azioni negli ultimi anni? Dunque se io non medito, come è possibile che io stesso premediti? In ogni caso non capisco da che pulpito la famiglia di quello lì possa accusarmi visto che sono povero, disoccupato, e non possiedo neanche un disco dei Beatles. E per di più ho quattro giraffe da sfamare. Anzi! Tre sono ora! Perché una l’ho dovuta disossare qualche giorno fa, in quanto mia madre mi aveva chiesto un nuovo set di posate. Ma cosa significa questo, signori giudici? Beh, non lo so nemmeno io! Arrivederci!

In questo passo pare che l’accusato se ne stesse andando in tutta calma dal tribunale, convinto di aver già vinto la causa, ma fu fermato dalle guardie e riportato al suo posto. Ancor oggi gli studiosi si interrogano se questo gesto rappresentasse un espediente retorico innovativo e nascondesse qualche significato particolare, o se semplicemente l’imputato fosse un emerito imbecille.

Eccomi, giudici. Poiché mi avete richiamato indietro vi racconterò come sono andati i fatti. Una mattina stavo tornando dai campi, dove mi ero divertito col mio amico Georgòs a vedere chi sputava più lontano, quando udii degli strani rumori venire da casa mia. Una volta entrato vidi l’ancella che, stupita del mio arrivo, si pose subito davanti alla porta della camera da letto. Quando le chiesi la fonte di quei rumori mi rispose che era il tapiro da guardia che cacciava i topi. Tranquillizzato, mi misi a letto. Dopo essermi svegliato, mi resi conto che non avevo mai avuto un tapiro da guardia, e, oltretutto, non sapevo cosa fosse un tapiro. Essendo sprovvisto di un vocabolario cercai la soluzione ad un altro interrogativo. Ora che ci pensavo mia moglie da poco aveva avuto un figlio, anche se era da più di dieci mesi che non avevamo rapporti sessuali, perché diceva che i rumori notturni del tapiro la mettevano a disagio.
Due giorni dopo tornai in anticipo dai campi, tutto contento per aver fatto un nuovo record di sputo. Erano anni che non battevo Georgòs! Quindi spalancai la porta e trovai questi due a letto insieme. Il nostro dialogo fu il seguente.

BABBIDE  Cosa state facendo voi due?
DONGIOVANNIKÒS  Stiamo… giocando a chi sputa più lontano!
BABBIDE  Moglie! Mi avevi detto che oggi dovevi finire di sbucciare le banane in cucina! Non che ti incontravi con costui!
DONGIOVANNIKÒS  Non preoccuparti, Babbide. Non c’è niente di strano in tutto questo.
BABBIDE   Zitto tu!
DONGIOVANNIKÒS  Forse possiamo trattare… non uccidermi, te ne prego
BABBIDE [gli lega le mani dietro la schiena ed estrae un femore di giraffa da sotto il letto] Ora ti farò due domande molto semplici. Se risponderai correttamente solo ad una di queste, avrai salva la vita.
DONGIOVANNIKÒS  D’accordo.
BABBIDE  Qual è la capitale della Birmania?
DONGIOVANNIKÒS Non la so. La prossima domanda?
BABBIDE  Cos’è un tapiro?
DONGIOVANNIKÒS Ehm… si può usare il dizionario?

E a quella domanda lo finii, o giudici. Non è forse legittimo?

I giudici a questa domanda risposero: “no”, e Babbide fu gettato in pasto ai pesci rossi.

ApaX

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